Puttane, Prostitute e Prestate. Sette interviste a donne che, spontaneamente o costrette, esercitano il mestiere.
Anna. Vedova, disoccupata e due figli a carico da crescere completamente da sola.
Sofia l’avvocata che, sfruttata nello studio notarile dove lavora, a sua volta, si sente autorizzata a sfruttare la sua clientela ricercata.
Sabrina, che supera il confine per prostituirsi, più al sicuro, in Svizzera. La sua è una situazione temporanea iniziata dopo il fallimento dell’azienda del marito.
La “maiala”, il suo vero nome è Elena, è invece una studentessa universitaria, e l’aspetto da gattamorta, che ambisce ad un ruolo importante una volta conseguito il titolo di laurea.
Samantha è una Wing Woman (non accompagnatrice); finge cioè di essere la fidanzata di qualcuno senza però il seguito nelle camere tipico delle escort che, nelle loro inserzioni private, adescano e chiedono il pagamento non in euro ma in rose o cioccolatini (meglio al latte quando non vogliono incontrare clienti di colore).
E poi, Anita, Una veterana della strada che, ciononostante, risente di tutte le studentesse, casalinghe o lavoratrici che, colpa delle prestazioni erotiche più accomodanti in rete, incollano i clienti davanti una webcam senza il rischio così di intercorrere in multe salate e contrarre malattie veneree pericolose. La ciliegina sulla torta, dopo il colpo di grazia inferto dai prezzi delle donne africane, soprattutto nigeriane, arrivate dalla Libia per essere sfruttate dalle criminali note con l’appellativo di madame o, maman.
In ultimo, Crystal, la mamma che si è data il nome di una bambola regalata a sua figlia malata di leucemia. Quelli dell’Inps negano l’indennità di accompagnamento alla bambina e lei si presta alla prostituzione all’interno di una villa decorosa e antica mentre il marito, disoccupato, si arrangia facendo l’uomo delle pulizie nelle case dove capita.
Attraverso le confidenze delle intervistate, si delineano le sfaccettature di un discorso, quello della prostituzione, complesso eppure soggetto a generalizzazioni e semplificazioni dannose. Da qui, il titolo Puttane, Prostitute e Prestate per non chiamare più puttane donne che, a differenza di quelle, non scelgono mai di “offrirsi” felici e contente, e comprendere il flop di una obsoleta legge Merlin (nell’era del sesso virtuale).